Il PD rinnova la fiducia a Piemontese. Gentiliani abbandonano la direzione

13 Giu 14

Il PD rinnova la fiducia a Piemontese. Gentiliani abbandonano la direzione

FIDUCIA A PIEMONTESE. Niente dimissioni per Raffaele Piemontese. La direzione provinciale del PD approva a maggioranza la relazione del segretario provinciale che conferma la fiducia al giovane avvocato ed invita all’unità ed alla ricomposizione interne delle fratture post-congresso, vere fautrici – è emerso- della caporetto elettorale; quindi si prepara a lavorare pancia a terra in vista della conferenza programmatica per le regionali 2015 ma anche a modificare il regolamento delle primarie  (che, così come sono concepite, non vanno bene”) per i comuni prossimi al voto (Manfredonia, Cerignola tra i più grandi).
MAGRO BOTTINO. E’ questo l’esito dell’infuocata riunione tenutasi ieri in via Taranto per analizzare il risulto del voto 2014 sul territorio provinciale. Il bottino è magrissimo nel momento di maggiore espansione del PD di Renzi in Italia, al quale la Capitanata “guasta la festa”. I dem conquistano 7 piccoli comuni, da 4 in cui erano uscenti, ma perdono tutte le realtà medio grandi, a partire dalla roccaforte (un tempo) di Apricena, sede del delegato provinciale anti locali Tommaso Pasqua. Perdono quindi a San Severo, perdono a Lucera, perdono, seppur di misura, a Foggia. Perdono finanche ad Orta Nova, patria del “sindaco coraggio” Iaia Calvio e divenuta simbolo della riscossa della “buona politica”.
GENTILIANI CONTRO. RAUSEO “SI LAVA LE MANI”. Una debacle, insomma. Che nessuno, però, vuole accollarsi personalmente. Men che meno Piemontese “Si vince e si perde insieme” esordisce il segretario che apre la direzione mettendo subito le mani rispetto alla richieste di dimissioni che di lì a poco pioveranno. Ed in effetti piovono. Le chiedono i gentiliani, eurodeputata in testa, e, a cascata, gli sconfitti Italo Pontone, mancato per 366 voti al quarto mandato, la segreteria cittadina, Rauseo in testa, che si lava le mani rispetto alle responsabilità della sconfitta  (“non ho gestito alcuna delle fasi del ballottaggio per cui non ne rispondo”) e che affonda: “a foggia abbiamo perso perché non abbiamo fatto l’apparentamento e perché qualcuno ha perso barato alle primarie”.
LA DIFESA DI PIEMONTESE. Piemontese prova a ricostruire e difendersi, chiamando in causa la collegialità delle decisione e l’autonomia dei circoli. “A Foggia sondaggi e comune sentire ci davano perdenti di brutto ed invece perdiamo con 366 voti.  E’ il segno che abbiamo invertito la rotta pur non riuscendo a realizzare il miracolo di vincere. Abbiamo promosso il rinnovamento della lista Pd ed a far valere il limite dei 15 anni in consiglio, opzione politica e non personale. Perché se prendiamo meno voti del 2009 dobbiamo anche porci il tema della qualità della rappresentanza”. E sul mancato apparentamento con le liste Di Gioia, “non lo voleva Augusto Marasco e l’intera coalizione. Abbiamo avuto difficoltà a governare in comuni con maggioranze eterogenee frutto degli apparentamenti. Quindi l’analisi, cruda, che colpisce la cuore del centrosinistra: “Abbiamo perso le elezioni nelle aree popolari, dobbiamo interrogarci sulla nostra presenza in queste zone”. Ad Orta Nova si è fatto il meglio possibile, combattendo la battaglia della legalità. A Lucera “volevamo le primarie ma il partito si è spaccato. Chi parla di responsabilità dei dirigenti provinciali, mente sapendo di mentire”. San Severo, storia a parte: “Miglio avrebbe dovuto sostenere le primarie. Ma non potevamo non schierarci”.
Una ricostruzione contestata da Pasquale Russo che punta il dito contro Piemontese, reo, a suo dire, di “aver deciso tutto sa solo e di essere riuscito a rimediare la sconfitta con il peggior candidato di sempre del centrodestra”. Quindi il candidato sconfitto a San Severo, Dino Marino, per il quale “il segretario provinciale ha commesso degli errori. Una discussione franca può aprirsi solo con le sue dimissioni”.
ARENA E PASTORE: “DIMISSIONI DI TUTTI”. Chiedono un passo indietro, invece, dell’intera segreteria provinciale, invece, Massimiliano Arena e Francesco Pastore “si è perso perché abbiamo peccato di umiltà: i cittadini hanno avuto la percezione che noi rappresentiamo la borghesia ed il centrodestra il popolo”. Più morbido sulle responsabilità Lorenzo Frattarolo che “non hanno un nome specifico ma oggi dobbiamo dire che abbiamo sbagliato. A partire dal candidato: abbiamo umiliato Gianni Mongelli ed abbiamo candidato una personale arrogante. Le primarie sono state svilite”. Affonda anche Valentina Lucianetti: “per la seconda volta abbiamo dovuto ricorrere ad una candidatura esterna al Pd perché non siamo credibili”.
ELENA GENTILE. Le stoccate maggiori arrivano da Elena Gentile alla quale Piemontese rivela il mancato sostegno alle Europee. “Hai sostenuto chi ha sostenuto te al congresso, te lo dico con grande amarezza” gli replica l’assessore regionale che, coi suoi fedelissimi, abbandonerà la direzione poco prima del voto alla relazione di Piemontese, lasciando la sola Rosa Cicolella ad esprimersi contro. Quindi l’affondo: “Un grande dirigenti è quello che fa grandi gesti. Il passo indietro di Piemontese farebbe fare molti passi in avanti al Pd di Capitanata. Gli appelli all’unità li facciamo noi a te”. Chiude il capitolo primarie, che sono state “inquinate” a Foggia e, dunque, da “modificare subito”. Già da prossimi mesi si lavorerà alla stesura del nuovo regolamento.
MICHELE BORDO E PAOLO CAMPO. La difesa del giovane avvocato arriva invece dal deputato Michele Bordo (“le dimissioni aggraverebbero le fratture post-congresso) e dall’ex segretario, Paolo Campo (“Individuare i colpevoli, quando si conoscono da tempi antichi, sarebbe come sparare sulla croce rossa”). Su Foggia Bordo non ha dubbi: “avrei fatto l’apparentamento” mentre per Campo l’esito è positivo: “dopo 10 anni di governo, siamo andati al ballottaggio e ce la siamo giocata. La candidatura di Mongelli era plausibilmente complicata per tante ragioni, più o meno ascrivibili a Mongelli”.
Si chiude così, dunque, l’analisi post-voto del Pd.. Piemontese ha dalla sua la maggioranza dei voti. E pensa già alla prossima tornata. Basterà?
Giovanna Greco