L’arte fa il pieno a Palazzo Dogana con Vittorio Sgarbi

L’arte fa il pieno a Palazzo Dogana con Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi è pronto, di nuovo, a traghettare i lettori nella storia dell’arte italiana. Lo fa con un volume che si appresta a diventare una vera e propria mappa dell’inestimabile patrimonio artistico d’Italia. Il viaggio in quelli che il noto critico d’arte definisce veri e propri “tesori” viene presentato in una gremita sala del Tribunale, a Palazzo Dogana. Tantissimi gli studenti del liceo artistico che sono accorsi ad ascoltare la sua lezione. Sgarbi ha passato in rassegna una quarantina di artisti. Molti noti, altri meno. Si è soffermato anche sulla cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto a Padova, sulle opere di Andrea Mantegna o di Masaccio, con la cacciata dal Paradiso. Pittura e scultura. Nessuna differenza di genere per Sgarbi quando si parla di arte. Due ore di lezione di arte, con il lessico di sempre che lo ha reso famoso nel panorama italiano e che ha catturato anche ieri l’attenzione del pubblico presente in sala. Tecnicismo artistico e riferimenti agli anni che l’Italia sta vivendo anche nelle lettura delle opere del Duecento di Cimabue. Sgarbi sa fare anche questo dinanzi ad un’opera d’arte.
In serata ha visitato il Museo civico di Foggia, le sue opere, le tele di Altamura e la produzione contemporanea di Guastamacchia. Non ha perso l’occasione per visitare la Galleria d’arte di Palazzo Dogana con tutta la produzione in mostra. Per lui un’opera racconta sempre qualcosa, ha sempre un valore a sè stante. Anche a tarda sera, vale la pena alzare la testa per ammirare la facciata di una chiesa e di un palazzo o perdere qualche istante per farsi catturare da un quadro o una scultura.